La Basilicata nel 2007 tra stagnazione e recessione

11 05 2008

I dati, si sa, sono come il pongo che si usava all’asilo. Un materiale senza forma che è possibile plasmare, secondo una moda recente, in relazione alle esigenze. E’ un po’ quello che è accaduto, nei giorni scorsi, prima e dopo la presentazione del rapporto di Unioncamere Basilicata sullo stato dell’economia e della finanza lucane del 2007. Ma, più che sulle analisi, il dibattito si è “scaldato” sulle terapie da offrire ad una terra che, facendo una media sui giudizi espressi, è quantomeno “malaticcia”. Fondi unici straordinari, attrazione di investimenti esteri o di grandi gruppi, ripristino delle aree industriali in decadenza sono solo acune delle medicine per una lucania con qualche linea di febbre.

A leggere le tabelle (SCARICABILI DAI LINK IN FONDO ALL’ARTICOLO) ci sono però alcuni elementi incontrovertibili. Il Pil lucano non cresce (+0,8 rispetto al 2006, una briciola), le famiglie non hanno soldi per la spesa e in un anno sono andati in fumo 2mila posti di lavoro (occupazione che, per il momento resta ancorata al posto pubblico e ai due colossi produttivi presenti: la Fiat e le risorse naturali). A questo si unisce un altro dato: la Basilicata è la prima regione, tra quelle a statuto ordinario, per spesa pubblica pro-capite. Per ogni cittadino dalle casse regionali sono usciti 5000 euro nel 2007. Tra le voci principali, accanto alla sanità, c’e’ il settore “economy”, ovvero proprio l’esborso per il sostegno al territorio e allo sviluppo industriale.

Detto ciò, è ancora possibile parlare di rilancio dell’economia legato allo sviluppo dell’artigianato locale, del turismo e alla sopravvivenza a ogni costo della miriade di aree industriali? In Basilicata mancano le infrastrutture, e i prodotti “indigeni” possono contare solo un mercato locale che, su una popolazione di 500 mila persone, non è il massimo. Che senso hanno le calzature a Maratea, il filato ad Atella e l’incentivo pubblico al piccolo impenditore nordico che arriva, spolpa quanto può e poi scappa. Il treno dei fondi europei è all’ultima corsa. Forse è il momento di abbandonare, per quanto possibile, la politica dell’abbellimento delle piazze, e pensare di dotare questa regione di infrastrutture materiali e immateriali (strade, ferrovie, banda larga e sburocratizzazione, tanto per citarne alcuni) e di un tessuto produttivo stabile e duraturo. Per il momento Fiat (e indotto) e sfruttamento delle risorse energetiche (acqua e petrolio) restano le uniche prospettive, lontane anni luce dai finanziamenti a pioggia e dalla propaganda elettorale.

Rapporto sull’economia lucana del 2007

Rapporto 2007 sulla finanza locale della Basilicata